23.05.2018 

Moishe Postone 1942 – 2018 (ital.)

Quando noi, una manciata di autori che si erano dedicati al rinnovo della critica sociale radicale, verso la fine degli anni ‘80 ci imbattemmo in un breve saggio sulla logica dell’antisemitismo di Moishe Postone, autore allora ancora poco conosciuto, questo scritto ci colpì come un fulmine. La critica del valore era ancora agli inizi, e doveva faticosamente sostenere le proprie tesi contro i “custodi del Graal” del marxismo tradizionale, con i quali entrammo allora in forte polemica. Ed, improvvisamente, ecco qualcuno che la pensava in modo del tutto simile al nostro. L’analisi dell’antisemitismo come nuova forma di feticismo anticapitalistico fu per noi una idea nuova e pioneristica. Ma non era tutto. La sottostante lettura delle teorie di Marx, la centralità della critica del lavoro e del valore come relazione sociale, tutto questo incontrava esattamente il nocciolo di quello che anche noi avevamo elaborato teoreticamente per uscire dallo stagnante vicolo cieco della critica sociale. Questo momento, di felice sorpresa per aver incontrato qualcuno che avesse intrapreso una strada tanto vicina alla nostra nuova interpretazione della teoria marxiana, segnò la mia relazione con Moishe Postone, anche se avrebbero dovuto passare ancora alcuni anni prima che potessi conoscerlo e apprezzarlo personalmente.

Non meno determinante fu la più tarda collaborazione alla traduzione tedesca del suo libro fondamentale, Time, Labor and Social Domination, un’impresa che per essere portata a compimento aveva bisogno di un intenso confronto con i concetti e il pensiero elaborati in quel libro. Ancora oggi attingo molto da quel confronto. Esso mi ha aiutato, come poco altro, ad affinare i miei propri concetti e il mio proprio pensiero, anche là dove non concordavano con quelli di Moishe Postone. Fu molto deludente per noi verificare come la pubblicazione del libro di Postone contribuisse così poco a risvegliare nella sinistra tedesca una comprensione più ampia e profonda del suo approccio teoretico. Esso venne essenzialmente recepito come promotore di un nuovo punto di vista critico sul feticismo dell’antisemitismo. Questo era senz’altro corretto, ma in questa ricezione rimaneva quasi totalmente oscurata la sua teoria critica del capitalismo. L’intuizione secondo la quale questa forma di socializzazione si fonda sulla mediazione del lavoro e soggiace ad una specifica dinamica storica che tende verso il superamento di quella stessa forma di mediazione, questo punto di vista era per la sinistra tedesca, in particolare per la sua versione accademica, un mistero insondabile. Tutto ciò era facilmente rilevabile già dalle poche critiche al libro di Moishe Postone, che si caratterizzavano quasi sempre per incapacità di comprendere e diffidenza.

In altri luoghi, come per esempio in Brasile o in Francia, le cose andavano diversamente, forse perché là si dava un precedente contesto di discussione delle tesi della critica del valore, che si era determinato grazie alla pubblicazione di alcuni testi di Krisis. Questo apriva delle porte. La ricezione notevolmente riduttiva resta tuttavia tuttora, per l’area di lingua tedesca, scandalosa. Riuscire ad ampliarla e così dare anche qui alla posizione teoretica di Moishe Postone la considerazione che merita, rimane un compito ancora da svolgere. Non è così importante il fatto che ci fossero fra ci noi, sotto diversi aspetti, differenze teoretiche – in particolar modo Postone non ha mai familiarizzato con la nostra interpretazione critica della dinamica finalizzata del capitalismo. Le nostre strade, quelle cioè di Krisis e di Moishe Postone, non sono mai state le stesse, ma hanno comunque sempre corso su vie parallele, e si sono spesso incrociate. Anche personalmente. Con Moishe Postone abbiamo perso un compagno di strada. La sua morte ci riempie di grande tristezza.

Norbert Trenkle (Gruppo Krisis)

Norimberga, 24 marzo 2018